lunedì 2 novembre 2009

La sentiva ridere


La sentiva ridere, un piccolo riso a singhiozzo che si trascinava poi in rapidi singulti. Dopo una breve pausa, ritornava a scoppiettare veloce.

Si fermò sulla porta in ascolto, sbirciò all'interno, ma non riusciva a vederla: doveva essere sul letto, al telefono. Si sentì in colpa. Tornò indietro silenziosamente, poi avanzò di nuovo calcando i passi per segnalare la sua presenza.

La risata si interruppe, ci fu un ciao frettoloso e sua moglie lo squadrò freddamente mentre entrava nella stanza.

"Con chi ridevi?", avrebbe voluto chiederle, ma la domanda gli morì in gola, Lo sguardo di lei aveva qualcosa di ironico mentre lo fissava, un'ombra di sorriso ancora all'angolo della bocca.

Rideva di me, pensò sconvolto. E ancora tacque.

Si sfilò la giacca, la poggiò sulla seggiola e la osservò perplesso. La donna scattò in piedi e sgusciò dalla stanza, come memore di un'incombenza dimenticata. "Hai fame?", chiese eclissandosi.

Rimasto solo, toccò il telefono. La cornetta era ancora calda: doveva essere stata una telefonata lunga. Con chi?

Era tanto che non la sentiva ridere, aveva persino dimenticato il suono della sua risata.

Rideva di me, pensò di nuovo, incredulo. Perché? Si chiese subito dopo, offeso. C'era poco da ridere: le dava tutto quello che voleva, si faceva in quattro per soddisfare le sue smanie e si accontentava del niente che riceveva in cambio.

Si riscosse e marciò deciso in cucina.

La studiò mentre imbastiva davanti ai fornelli un pasto senza sapore e senza voglia. La osservò chinarsi: la gonna troppo corta scopriva il cuscinetto di grasso, chiazzato da venuzze, che si era depositato dietro le ginocchia. La maglietta aderente evidenziava l'adipe accumulato sullo stomaco, impietosamente sottolineato dalla stretta del reggiseno che mal conteneva le esuberanze ormai vizze. Gli fece rabbia: era ridicola, grottesca.

Notò, mentre lei posava con malgarbo la pentola sul tavolo, gli occhi bistrati e i capelli stopposi per i troppi colori subiti.

Si erse in tutta la sua dignità, la considerò severo e sbottò.

" Alla tua età dovresti guardarti allo specchio prima di conciarti come una ragazzina. Non te lo puoi più permettere".

Lei si bloccò stupita. La sua espressione distante si congelò in uno spasmo di incredulità. Lo fissò con odio, sbatté il mestolo sul tavolo e scappò via.

Lui si servì e cominciò a mangiare.

La sentiva piangere nella stanza accanto.



© 2009 Gloria Gerecht


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